All’interno della sua cinquantennale carriera, di Robert De Niro non si può non sottolineare quell’eclettismo che ne ha fatto uno dei ‘mostri sacri’ di Hollywood. Sin dagli esordi, infatti, si è sempre cimentato in generi agli antipodi tra di loro (dalla commedia all’action, passando per il drammatico e l’horror) ma, ancora oggi, è tra i pochi attori capaci di recitare variando registro all’interno della stessa pellicola e conferendo comunque credibilità ai suoi personaggi.
Non solamente col sodale Martin Scorsese dietro la macchina da presa, ma anche nei ruoli meno conosciuti, De Niro ha reinterpretato a modo suo il ‘Metodo Stanislavskij’, fungendo da riferimento per la nuova generazione di attori statunitensi e non.
L’esordio sul grande schermo avviene nel 1968, in ‘Greetings’ di Brian De Palma, con cui lavorerà anche in ‘Oggi sposi’ (1969) e ‘Hi Mom!’ (1970), prima di ritrovarsi assieme sul set de ‘Gli Intoccabili’ nel 1987.
Tuttavia, è con Scorsese che il giovane De Niro assurge al ruolo di star: ‘Mean Streets’ (1973) dà il ‘la’ a un decennio di successi che lo proietteranno nel ‘gotha’ di Hollywood e gli varranno anche due Oscar. Il film successivo è infatti ‘Il Padrino – Parte II’ (1974) nel quale, interpretando il ruolo di Vito Corleone, vincerà la statuetta quale Miglior Attore Non protagonista l’anno successivo. Nel 1976 sarà la volta dell’epocale interpretazione di Travis Bickle in ‘Taxi Driver’ e, a chiudere il decennio, arriverà ‘Il Cacciatore’ (1978).
Il secondo riconoscimento degli Academy Awards arriva nel 1981 quando, con ‘Toro Scatenato’, Bob De Niro porta sul grande schermo l’autobiografia del pugile Jake LaMotta: la sua interpretazione è considerata una delle più intense della storia del cinema e la pellicola è stata inclusa tra i ‘Migliori Cento Film Statunitensi’.
Gli anni Ottanta saranno caratterizzati dalla partecipazione al capolavoro di Sergio Leone, ‘C’era una volta in America’ (1984), mentre nel 1990 ecco ‘Risvegli‘, film colpevolmente sottovalutato per via dell’uscita nello stesso anno di ‘Quei bravi ragazzi’. La pellicola è ispirata all’omonimo successo letterario del neurologo britannico Oliver Sacks, scomparso qualche giorno fa all’età di 82 anni: De Niro interpreta il primo paziente, affetto da encefalite letargica, a essere ‘risvegliato’ dal dottor Sayer (nei cui panni c’è il compianto Robin Williams); la parte di Leonard Lowe gli valse, inoltre, l’ennesima ‘nomination’ agli Oscar.
In seguito, tra la fine degli anni Novanta e l’ultimo periodo, vanno citati dei ruoli ‘secondari’, rimasti comunque nell’immaginario collettivo: in coppia con Al Pacino in ‘Heat’ di Michael Mann (1995), in ‘Jackie Brown’ (1997) di Quentin Tarantino e in ‘Terapia e pallottole’ (1999), film che ha permesso al pubblico di riscoprire -grazie anche a una serie di commedie a cui ha partecipato negli ultimi anni- quel registro comico che De Niro aveva mostrato, proprio agli esordi, a metà degli anni Sessanta.